La Galleria Blu Cammello di Livorno esporrà dal 3 agosto al 20 ottobre 2007 le opere degli artisti del Cec La Hesse di Vielsalm, in Belgio.
L’inaugurazione che avverrà con l’apertura di Effetto Venezia sarà accompagnata durante il periodo del festival dalle performances della Magik Miuzik.
L' Atelier «La Hesse» nasce nel 1992 a Vielsalm, nella regione belga delle Ardenne, all'interno del Centro Residenziale per adulti affetti da handicap mentale. Nel 2001 ottiene dalla Comunità Francese del Belgio il riconoscimento ufficiale di “Centro di Espressione e Creatività” e si trasferisce nella ex caserma di Roncheux, dove una equipe di artisti-animatori coordinata da Anne-Françoise Rouche propone laboratori di diverse discipline: disegno, pittura, incisione, scultura, ceramica, musica, danza e video-animazione.
L' Atelier ha visto emergere ed evolvere diverse personalità artistiche, da tempo note nel circuito europeo delle arti outsider: Rita Arimont, Adolpho Avril, Richard Bawin, Philippe Dafonseca, Brigitte Jadot, Léon Louis, Benoît Monjoie, Christine Remacle, Dominique Theate.
Nel 2006 si è inaugurata “La S Grand Atelier”, una nuova infrastruttura situata in un corpo della caserma limitrofa ai laboratori, che comprende quattro locali modulabili adibiti alle mostre con uno spazio scenico integrato, un locale per l'archivio e la conservazione delle opere, una biblioteca e una sala di proiezione.
La missione principale del CEC è di valorizzare e fare riconoscere le competenze artistiche delle persone affette da handicap, consentendo loro di esprimersi in un ambiente ricco di stimoli, di complicità e di rispetto per le istanze di ognuno.
Parallelamente ai percorsi individuali, il CEC La Hesse incoraggia il lavoro collettivo tramite l'incontro e il confronto tra artisti di diversa origine e provenienza. Sotto la direzione di Anne-Françoise Rouche si svolgono periodicamente laboratori aperti ad un pubblico misto composto dagli autori degli Atelier insieme a bambini o adulti residenti a Vielsalm. Le residenze artistiche consentono inoltre di invitare professionisti per svolgere dei work shop tematici o artisti di altri Atelier per lavorare insieme alla realizzazione di una mostra.
Gli eventi proposti all'interno dei laboratori e dello spazio “La S Grand Atelier” sono oggetto di un approccio pedagogico per gli studenti delle scuole e di visite guidate aperte ad ogni sorta di pubblico per una migliore comprensione dei diversi percorsi di creazione artistica.
Tra gli artisti in esposizione ricordiamo:
Richard Bawin (Seraing, 1955) è uno dei frequentatori storici degli atelier del CEC. Il suo lavoro si focalizza essenzialmente sulla pittura, il disegno e il collage. Esegue le sue composizioni pittoriche in maniera sistematica ed organizzata: dopo avere disegnato il motivo principale, vi stende sopra il colore frammentando la superficie con piccole forme geometriche. Lo sfondo diventa allora altrettanto importante del soggetto: il motivo si confonde con la decorazione, con il contesto. L'insieme trasmette l'impressione di un'architettura rigorosamente geometrica, di un mosaico di colori i cui dettagli si sostengono a vicenda nella prossimità. Richard Bawin trasferisce i ricordi nelle sue opere. In una serie recente, i titoli sono ad esempio ispirati alla sua filmografia preferita. Del resto, si è da poco accostato ai nuovi media, in particolare al cinema di animazione e al video.
Philippe Dafonséca (Anderlecht, 1959)
è figlio di un grafico ed è cresciuto in un ambiente artistico e colto. Costruisce composizioni astratte in bianco e nero, con una gestualità vigorosa ma precisa, procedendo per tappe: dopo avere steso larghi tratti di pittura nera e grigia sulla tela bianca, vi passa sopra un pennarello bianco. Questa tecnica dona all'opera un dinamismo che impone un ritmo strutturato. Per l'autore, queste composizioni evocano immagini precise: alberi, chiese, barche. Come spettatori, possiamo seguire le tracce indicate oppure perderci nella contemplazione di queste intriganti griglie e scale di grigi.
Brigitte Jadot (Ibandu-Bukavu, 1959)
rappresenta in prevalenza personaggi maschili e femminili a figura intera la cui massa corporea si impone occupando l'intero spazio della composizione, quasi che i bordi del foglio rappresentassero un limite da dover oltrepassare. La materia pittorica alta e pastosa, e il tratto d'inchiostro nervoso e selvaggio che la incide disegnando membra e lineamenti, rinforzano l'impressione di un'urgenza, di una volontà rappresa di affrancarsi da un magma indifferenziato per andare incontro alla forma.
Benoît Monjoie (Liegi, 1960)
si ispira per i suoi dipinti alle pagine delle riviste femminili. Indifferente alla curiosità introspettiva e alla trasposizione psicologica delle sue modelle, preferisce concentrarsi sul gelido glamour che emana dalle pubblicità di moda. Le donne di Benoît campeggiano al centro della scena in pose vagamente provocanti, sospese su un voluttuoso fondale reso passando il pastello ad olio su una base di acrilico. La reiterazione dello stesso soggetto provoca un'ammaliante litania visiva, e richiama certe pagine da calendario Pirelli o i poster di Playboy dove tuttavia l'erotismo ha lasciato il posto ad una conturbante concupiscenza infantile.
Jean-Jacques Oost (Liegi, 1963)
si è progressivamente costruito un progetto di espressione molto personale, rivolto principalmente alla rappresentazione del nudo femminile. Il suo stile grafico è al tempo stesso ingenuo e ricco di dettagli provenienti dal suo acuto senso dell'osservazione. La sua maniera di confrontarsi con il nudo si affina e si afferma di opera in opera, offrendo una visione primitiva, al tempo stesso infantile e conturbante, della sessualità femminile.
Dominique Théâte (Liegi, 1968)
ha iniziato la sua creazione con autoritratti ispirati dalla sua propria carta d'identità, in cui si rappresentava in piedi e con il vestito che avrebbe voluto portare il giorno del suo matrimonio. Da allora non cessa di riprodurre degli “schemi del mio corpo”, opere autobiografiche composte da testo e immagine in cui descrive il suo abbigliamento, la passione per le auto (le BMW in particolare, simbolo estremo del successo) e il ruolo che interpreta in un'opera di teatro. La vita di Dominique si svolge attraverso i suoi disegni come negli episodi di un telefilm, dov'è il protagonista indiscusso insieme alla madre e al patrigno Jacky, modello indiscusso dell'uomo maturo.
Galleria Blu Cammello
scali del Teatro, 24 (quartiere La Venezia)- Livorno
tel. 328 7210548